Nonostante la sua vocazione tecnologica, l'azienda dove lavoro non e` particolarmente brillante nell'adozione del Web 2.0. Si usa intensamente Internet, e anche l'internet interna ( la Intranet ) e` corposa in termini di pagine e di contenuti, meno quando si esaminano le "conversazioni" che intercorrono tra singoli, gruppi, divisioni.
Anche nello scambio informale, la mail ha ancora parte preponderante.
Non c'e` da stupirsi quindi se anche l'uso di tool esterni ( quindi in qualche modo non controllabile dall'azienda) non sia incoraggiato, sia anzi mal tollerato. E dunque non era un problema se nel tool di elezione per i social network aziendali, la presenza dei miei colleghi, sino poco tempo fa, fosse meno che sporadica: al tempo del mio accreditamento, un paio di anni fa, ci contavamo sulle dita di una mano.
A partire da quest'estate, invece, un evento scatenante, la registrazione di alcune persone che si occupano di comunicazione - che hanno quindi informalmente avallato l'utilizzo di questo tool - ha dato il via libera ad una adesione che si sta rivelando ( quasi) esponenziale.
Mi pare quindi si possa tracciare un parallelo con un sistema complesso. Impredicibilita` ( non linearita`) dei comportamenti, autorganizzazione, eventi "catastrofico" che scatena un cambio di stato ( da 10 a 40 in due giorni, con attivazione di conversazioni ) .
Non sara` una valutazione precisa, ma mi piace pensare di assistere ( e contribuire) alla nascita di un sistema complesso.
La cultura è quella parola che inizia guardando l'uomo
e si completa guardando il mondo
lunedì 31 ottobre 2011
venerdì 21 ottobre 2011
Motivational Design
Quello che sfugge a molti, nel contesto delle attivita` lavorative, e` che l'utilizzo delle reti sociali in azienda non segue una legge lineare. Cosa che e` vera a maggior ragione nei Social Network pubblici, ( Facebook e Twitter, per esempio ) ma in questo caso la selezione naturale fa dimenticare gli insuccessi e le difficolta`, cosi` come anche la base numerica diluisce in parte l'impatto che queste reti hanno finore sull'intera comunita` mondiale.
In realta` le dinamiche aziendali di cui tener conto sono complesse, il comportamento, come dicevo, non e` lineare.
Le basi teoriche per comprendere questi meccanismi si trovano:
Queste basi vengono usate da G.Giacoma e D.Casali per sviluppare una metodologia per i social network, nel documento dal titolo evocativo: Motivational Design ( in Creative Commons, scaricabile qui ).
Documento che mi sta aprendo gli occhi su uno dei problemi piu` grossi quando si parla di diffondere le reti sociali in azienda: la partecipazione.
Ad ogni approccio alla Rete, ogni singola persona è spinta da motivazioni che possono essere di diverso tipo, ma che possono essere ricondotte a quattro classi, quelle più importanti e ricche di conseguenze:
Comprendere appieno come queste leve muovano le interazioni sociali della Rete permette di capire un po' di più la Rete stessa, mentre nel contesto aziendale, se si vuole che l'investimento tecnologico abbia un ritorno , le motivazioni relazionali devono essere correttamente identificate e agevolate.
Concetti, questi, che meriterebbero maggiore diffusione, affinchè dalla Rete si possa trarre il miglior beneficio con il minimo investimento.
Un grazie doveroso a Giacomo Mason per le indicazioni e i suggerimenti su come migliorare il nostro tumultuoso rapporto con il Web.
In realta` le dinamiche aziendali di cui tener conto sono complesse, il comportamento, come dicevo, non e` lineare.
Le basi teoriche per comprendere questi meccanismi si trovano:
- nella teoria della complessità;
- nelle scienze umane ( specialmente sociologia e psicologia );
- nella teoria delle reti;
Queste basi vengono usate da G.Giacoma e D.Casali per sviluppare una metodologia per i social network, nel documento dal titolo evocativo: Motivational Design ( in Creative Commons, scaricabile qui ).
Documento che mi sta aprendo gli occhi su uno dei problemi piu` grossi quando si parla di diffondere le reti sociali in azienda: la partecipazione.
Ad ogni approccio alla Rete, ogni singola persona è spinta da motivazioni che possono essere di diverso tipo, ma che possono essere ricondotte a quattro classi, quelle più importanti e ricche di conseguenze:
- competizione,
- eccellenza,
- curiosità,
- appartenenza.
Comprendere appieno come queste leve muovano le interazioni sociali della Rete permette di capire un po' di più la Rete stessa, mentre nel contesto aziendale, se si vuole che l'investimento tecnologico abbia un ritorno , le motivazioni relazionali devono essere correttamente identificate e agevolate.
Concetti, questi, che meriterebbero maggiore diffusione, affinchè dalla Rete si possa trarre il miglior beneficio con il minimo investimento.
Un grazie doveroso a Giacomo Mason per le indicazioni e i suggerimenti su come migliorare il nostro tumultuoso rapporto con il Web.
martedì 18 ottobre 2011
E la Chiesa invento` la donna
Qualcosa su cui discutere
Non mi e` stato facile scrivere questa recensione. Non perche` sia un libro difficile da leggere, tutt’altro: vi si avverte la capacita` narrativa dell’autrice, Michela Murgia, che gia` si e` posta sulla scena letteraria con Il mondo deve sapere sul precariato, ispiratore del film di successo Tutta la vita davanti e con il piu` recente Accabadora , poetica riflessione sull’eutanasia.
Non e` facile perche Ave Mary, e la Chiesa invento` la donna, che a dispetto del titolo non e`una agiografia della Madre di Gesu`, e` la denuncia di una mancanza, di un peccato di omissione che la Chiesa degli uomini ha commesso disattendendo la rivoluzionaria visione di Gesu`, che riscatta la donna dalla posizione subalterna nella quale e` stata costretta dalla cultura soprattutto occidentale.
Non e` facile anche perche` questa critica viene da una ragazza credente, impegnata in parrocchia e in Azione Cattolica, supportata da teologhe di primo piano. Piu` facile sarebbe stato liquidare con qualche battuta una tesi portata da “mangiapreti” del calibro di Odifreddi, le cui opinioni sono rispettabilissime nonche` bene argomentate, ma critiche “a priori”, o peggio da complottisti dietrologi che vedono la Chiesa come strumento di controllo universale.
Nelle sue pagine l’autrice critica la riduzione della donna a icona di Maria adorante e completamente dedita al Figlio, ovvero alla costrizione in modelli di bellezza e bonta` ai quali aspirare, ove invece alla controparte maschile viene chiesto l’impegno del lavoro e una realizzazione a tutto tondo, preclusa alla donna.
Parrebbe un rigurgito di femminismo anni settanta, anacronistico e strumentale.
Invece la Murgia supporta le sue tesi con l’esperienza e l’impegno, con ironia e competenza, e solo chi si trincera dietro dogmi di cui nemmeno comprende il contenuto puo` marcare questo libro come blasfemo.
E` invece un libro che fa discutere, che prova a tracciare una linea di ricerca, in senso religioso, su un problema reale, quello dell’uguaglianza tra i sessi, che nemmeno in senso laico ha ancora trovato soluzione.
venerdì 14 ottobre 2011
Il rumore nella comunicazione scritta
Continua il mio tentativo di trovare un parallelo tra i paradigmi della teoria della comunicazione enunciata da Shannon nel 1948 (!) e la scrittura, specialmente la narrazione.
Senza nessuna pretesa, mi piace analizzare i processi mentali alla luce delle mie esperienze (poche e molto limitate) in entrambi i campi. Se quanto affermo puo` essere di qualche interesse, e` perche`mie fonti sono i grandi della tecnologia e della letteratura. Se dico castronerie, e` esclusivamente colpa mia.
Tra i componenti del flusso informativo, grande e sgradito posto ha il rumore.
Per rumore si intende qualsiasi fenomeno non desiderato ne' previsto che si pone tra chi trasmette il messaggio e chi lo riceve, modificando in parte la conformazione del messaggio stesso.
Col rumore si ha a che fare sempre, e la maggior parte degli sforzi tecnologici volti a migliorare la comunicazione si trovano a dover lottare contro questo ubiqua manifestazione dell'entropia.
La trasformazione del segnale da analogico a digitale non ha migliorato certo la situazione, perche se da un lato la conversione in bit del segnale ha permesso una maggiore qualità , dall'altro lo ha reso più sensibile al rumore, perchè spesso un solo bit di differenza diventa molto significativo.
Ne abbiamo esperienza quando il segnale digitale è disturbato, e si verificano sul nostro televisore blocchi immagine, sfarfallamenti fastidiosi sino alla completa perdita del segnale, quando nel caso del segnale TV analogico ( quello precedente all'introduzione dei famigerati decoder), lo stesso disturbo poteva dare al più una cattiva qualità dell'immagine, permettendone tuttavia la fruizione senza soluzione di continuità.
Se dal punto di vista della teoria della comunicazione la sorgente di rumore puo` essere una componente casuale del sistema, o il rumore di fondo che pervade un ambiente ( si pensi alla difficolta` di udire le trasmissioni televisive o radio accanto ad una strada trafficata , o alla comunicazione telefonica in un ambiente elettromagneticamente disturbato ), nel caso di una comunicazione umana ( che implica una profondita` di interazione maggiore rispetto alla trasmissione broadcast) il rumore puo` essere dato da una cattiva espressione del pensiero, vuoi per scarsità di linguaggio o per la difficoltà di elaborare discorsivamente concetti che si hanno in testa magari sottoforma di immagini.
Se nel parlato questo rischio può dare corso a fraintendimenti che tuttavia è possibile risolvere grazie anche alla stessa natura dinamica del discorso, nel caso della parola scritta, il problema si fa più acuto, perche` un aggiustamento delle intenzioni espresse non puo` essere fatto attraverso un dialogo.
Il rumore nella scrittura si puo`identificare , al di la` di eventuali problemi di stampa ( scarsa inchiostratura, pagine spiegazzate, in caso di scrittura telematica incompatibilita` del set di caratteri - capita spesso che alcuni siti non riportino esattamente le lettere accentate sostituendole con caratteri speciali ) , in diverse modalita`:
Anche la pubblicita`, quando troppo invadente, puo` diventare rumore. Lo si puo` verificare in rete, quando la lettura di un articolo viene interrotta dal filmato pubblicitario del riquadro accanto, che invade lo schermo obbligando alla ricerca del tasto Chiudi, spesso non visibile o mimetizzato ad arte.
Sovente questa interruzione fa perdere il filo del discorso, rallenta la lettura, induce un senso di irritazione che modifica la percezione globale non tanto dell'articolo, quanto del sito che sceglie di ospitare pubblicita` cosi` invasive.
(continua la prossima volta con l'analisi dei tentativi di eliminare o attenuare il rumore nella comunicazione scritta)
Senza nessuna pretesa, mi piace analizzare i processi mentali alla luce delle mie esperienze (poche e molto limitate) in entrambi i campi. Se quanto affermo puo` essere di qualche interesse, e` perche`mie fonti sono i grandi della tecnologia e della letteratura. Se dico castronerie, e` esclusivamente colpa mia.
Tra i componenti del flusso informativo, grande e sgradito posto ha il rumore.
* |
Credit: galenotech.org
|
Per rumore si intende qualsiasi fenomeno non desiderato ne' previsto che si pone tra chi trasmette il messaggio e chi lo riceve, modificando in parte la conformazione del messaggio stesso.
Col rumore si ha a che fare sempre, e la maggior parte degli sforzi tecnologici volti a migliorare la comunicazione si trovano a dover lottare contro questo ubiqua manifestazione dell'entropia.
La trasformazione del segnale da analogico a digitale non ha migliorato certo la situazione, perche se da un lato la conversione in bit del segnale ha permesso una maggiore qualità , dall'altro lo ha reso più sensibile al rumore, perchè spesso un solo bit di differenza diventa molto significativo.
Ne abbiamo esperienza quando il segnale digitale è disturbato, e si verificano sul nostro televisore blocchi immagine, sfarfallamenti fastidiosi sino alla completa perdita del segnale, quando nel caso del segnale TV analogico ( quello precedente all'introduzione dei famigerati decoder), lo stesso disturbo poteva dare al più una cattiva qualità dell'immagine, permettendone tuttavia la fruizione senza soluzione di continuità.
Se dal punto di vista della teoria della comunicazione la sorgente di rumore puo` essere una componente casuale del sistema, o il rumore di fondo che pervade un ambiente ( si pensi alla difficolta` di udire le trasmissioni televisive o radio accanto ad una strada trafficata , o alla comunicazione telefonica in un ambiente elettromagneticamente disturbato ), nel caso di una comunicazione umana ( che implica una profondita` di interazione maggiore rispetto alla trasmissione broadcast) il rumore puo` essere dato da una cattiva espressione del pensiero, vuoi per scarsità di linguaggio o per la difficoltà di elaborare discorsivamente concetti che si hanno in testa magari sottoforma di immagini.
Se nel parlato questo rischio può dare corso a fraintendimenti che tuttavia è possibile risolvere grazie anche alla stessa natura dinamica del discorso, nel caso della parola scritta, il problema si fa più acuto, perche` un aggiustamento delle intenzioni espresse non puo` essere fatto attraverso un dialogo.
Il rumore nella scrittura si puo`identificare , al di la` di eventuali problemi di stampa ( scarsa inchiostratura, pagine spiegazzate, in caso di scrittura telematica incompatibilita` del set di caratteri - capita spesso che alcuni siti non riportino esattamente le lettere accentate sostituendole con caratteri speciali ) , in diverse modalita`:
- una frase puo` essere grammaticalmente scorretta, e per questo non permettere la sua completa comprensione;
- una frase puo` essere grammaticalmente corretta, ma dal contenuto, acontestuale, talmente confuso da risultare incomprensibile
- una frase puo` essere grammaticalmente corretta, ma semanticamente errata, nel senso che, nel contesto dato, la frase genera una incoerenza;
Anche la pubblicita`, quando troppo invadente, puo` diventare rumore. Lo si puo` verificare in rete, quando la lettura di un articolo viene interrotta dal filmato pubblicitario del riquadro accanto, che invade lo schermo obbligando alla ricerca del tasto Chiudi, spesso non visibile o mimetizzato ad arte.
Sovente questa interruzione fa perdere il filo del discorso, rallenta la lettura, induce un senso di irritazione che modifica la percezione globale non tanto dell'articolo, quanto del sito che sceglie di ospitare pubblicita` cosi` invasive.
(continua la prossima volta con l'analisi dei tentativi di eliminare o attenuare il rumore nella comunicazione scritta)
martedì 11 ottobre 2011
La bellezza della complessita` ( aforismi )
Molti confondono complicazione con complessita`. Questo perche` l'interpretazione di fenomeni complessi o semplicemente complicati richiede uno sforzo di attenzione alto, che spesso viene demandato ad esperti. Cosi`, a meno di non essere oltremodo appassionati, non ci si preoccupa di come e` fatto un motore, o un orologio, al suo interno, perche` troppo complicato.
Allo stesso modo non interessano piu` di tanto i movimenti degli stormi di uccelli, o dei banchi di pesci, o il moto browniano, perche` troppo complesso.
Quindi, come insegnano molti piu` autorevoli di me, complessita` e complicazione non sono la stessa cosa.
Cos'e` preferibile? Ancorche` difficile da spiegare, un sistema complesso ha una eleganza che una macchina non ha. Persino l'ingegnere piu` intransigente privilegia una interfaccia semplice ad una complicata.
C'e` piu` bellezza nella complessita`. Forse perche` il mondo e` complesso, non complicato.
La bellezza della logica e` che da` certezza,
la bellezza della complessita` e` che non ne ha.
Allo stesso modo non interessano piu` di tanto i movimenti degli stormi di uccelli, o dei banchi di pesci, o il moto browniano, perche` troppo complesso.
Quindi, come insegnano molti piu` autorevoli di me, complessita` e complicazione non sono la stessa cosa.
Cos'e` preferibile? Ancorche` difficile da spiegare, un sistema complesso ha una eleganza che una macchina non ha. Persino l'ingegnere piu` intransigente privilegia una interfaccia semplice ad una complicata.
C'e` piu` bellezza nella complessita`. Forse perche` il mondo e` complesso, non complicato.
La bellezza della logica e` che da` certezza,
la bellezza della complessita` e` che non ne ha.
lunedì 10 ottobre 2011
Testo della ballata
Ecco, al meglio dei miei ricordi, il testo della Ballata della Sacer.
Io vi voglio raccontare la storia di un ragazzo
che voleva affrontare la vita da se`
ma un giorno un amico lo prese per la mano
e gli fece capire cosa fossero gli altri
Lui comincia a ballare la ballata della Sacer
lui comincia a provare la goduria della comunita`
Lui aveva una Gilera che anda va ai cento all’ora
se la Pula lo prendeva a SanVito* il posto c’era
Ma una sera un’amico gli domanda per favore
un passaggio per la Bassa** sul sedile posteriore
Lui comincia ...
Dieci sacchi ogni sera a borlotti lui spendeva
ma se invece li vinceva per la donna li spendeva
ma un giorno degli amici oltre il mare sono andati
e la grana che’l ciapava*** in Brasile la mandava.
Lui comincia...
Era un tipo un poco duro che faceva il viso scuro
se la mamma gli diceva devi dire la preghiera
ma una sera che dormiva sotto il ponte del Naviglio
si avvicina il Signore e lo prende per la mano.
Lui comincia...
Lui continua ….
*SanVito = carcere di San Vittore
**Bassa = Bassa Pianura Padana, provincie di Lodi, Cremona, Pavia
***ciapava = prendeva ( dialetto milanese)
E` nato da una canzone di Gioventu` Studentesca, come racconta Sergio Pozzi:
Sergio ha scritto:
"Ok. mi provochi. La "ballata" con "adios" e la bellissima "rossa sera" e altre minori hanno un preciso autore (donna) di cui non ricordo il nome. Sono i primissimi anni '60 quando Don Giussani e la Gioventù Studentesca "entrano" anche in Oratorio. Molti erano gli studenti dopo le "pene" della generazione post guerra dove gli studi erano riservati ai più "abbienti". Subito dopo (a metà anni '60) ma prima di C.L. l'Azione Cattolica classica (via S. Antonio) venne data in mano a dirigenti "presentati" da Don Giussani. Uno fra tutti poi diventato prete Don Marco Barbetta. Poi ci fu..... (amnesia) che andò Missionario in Brasile. Gioventu Studentesca e Azione Cattolica interagivano tranquillamente, pur distinte anche da noi. Nel 1964-1965, Don Giuseppe Locatelli mi mandò in Val Vigezzo ad un convegno di preparazione-aggiornamento per i futuri "dirigenti" di A.C. per la SACER. Ero il solo di Cernusco. In tre giorni imparai quello che c'era da imparare-carpire...e fra quese la canzoni citate. Fu facilissimo per me "adattare" la ballata alla SACER anche perchè si affacciavano i nuovi "venti missionari". Al sottoscritto i credits...limitati ma all'autrice delle canzoni il merito. Tempo fa, chiesi a Leo Oriani di rivederle in modo "strumentale". Le uso spesso per i miei video: le userò anche per quello in costruzione... che sai."
Dunque autore della nostra versione e` Sergio, resta da capire chi fosse l'autrice dell'originale. In rete non ho trovato riferimenti. Qualcuno puo` aiutarci? ( Ragazzi, chiedete ai vostri padri che non frequentano la rete di tornare indietro coi ricordi, ancora non corrosi dalla senilita`, magari affiora qualcosa.... )
Io vi voglio raccontare la storia di un ragazzo
che voleva affrontare la vita da se`
ma un giorno un amico lo prese per la mano
e gli fece capire cosa fossero gli altri
Lui comincia a ballare la ballata della Sacer
lui comincia a provare la goduria della comunita`
Lui aveva una Gilera che anda va ai cento all’ora
se la Pula lo prendeva a SanVito* il posto c’era
Ma una sera un’amico gli domanda per favore
un passaggio per la Bassa** sul sedile posteriore
Lui comincia ...
Dieci sacchi ogni sera a borlotti lui spendeva
ma se invece li vinceva per la donna li spendeva
ma un giorno degli amici oltre il mare sono andati
e la grana che’l ciapava*** in Brasile la mandava.
Lui comincia...
Era un tipo un poco duro che faceva il viso scuro
se la mamma gli diceva devi dire la preghiera
ma una sera che dormiva sotto il ponte del Naviglio
si avvicina il Signore e lo prende per la mano.
Lui comincia...
Lui continua ….
*SanVito = carcere di San Vittore
**Bassa = Bassa Pianura Padana, provincie di Lodi, Cremona, Pavia
***ciapava = prendeva ( dialetto milanese)
E` nato da una canzone di Gioventu` Studentesca, come racconta Sergio Pozzi:
Sergio ha scritto:
"Ok. mi provochi. La "ballata" con "adios" e la bellissima "rossa sera" e altre minori hanno un preciso autore (donna) di cui non ricordo il nome. Sono i primissimi anni '60 quando Don Giussani e la Gioventù Studentesca "entrano" anche in Oratorio. Molti erano gli studenti dopo le "pene" della generazione post guerra dove gli studi erano riservati ai più "abbienti". Subito dopo (a metà anni '60) ma prima di C.L. l'Azione Cattolica classica (via S. Antonio) venne data in mano a dirigenti "presentati" da Don Giussani. Uno fra tutti poi diventato prete Don Marco Barbetta. Poi ci fu..... (amnesia) che andò Missionario in Brasile. Gioventu Studentesca e Azione Cattolica interagivano tranquillamente, pur distinte anche da noi. Nel 1964-1965, Don Giuseppe Locatelli mi mandò in Val Vigezzo ad un convegno di preparazione-aggiornamento
Dunque autore della nostra versione e` Sergio, resta da capire chi fosse l'autrice dell'originale. In rete non ho trovato riferimenti. Qualcuno puo` aiutarci? ( Ragazzi, chiedete ai vostri padri che non frequentano la rete di tornare indietro coi ricordi, ancora non corrosi dalla senilita`, magari affiora qualcosa.... )
venerdì 7 ottobre 2011
Un video della presentazione de "Le scale della casa del prete"
Sergio Pozzi ci stupisce: ha messo in rete questo video:
molto bello nella composizione e nell'accostamento della Operazione Nostalgia con le foto storiche di episodi avvenuti intorno a quelle scale. Belle anche le riprese, tenuto conto delle luci ambientali e del fatto che ha rispreso con uno smartphone!
Un cameo speciale intorno al minuto 14: indovinate chi c'era con me sul palco?
molto bello nella composizione e nell'accostamento della Operazione Nostalgia con le foto storiche di episodi avvenuti intorno a quelle scale. Belle anche le riprese, tenuto conto delle luci ambientali e del fatto che ha rispreso con uno smartphone!
Un cameo speciale intorno al minuto 14: indovinate chi c'era con me sul palco?
giovedì 6 ottobre 2011
martedì 4 ottobre 2011
Catalizzare
catalizzare
[ca-ta-liz-zà-re] v.tr. [sogg-v-arg]
1 chim. Provocare una catalisi: c. una reazione
2 Dotare qlco. del dispositivo di catalizzazione: c. un motorino
3 fig. Attrarre, concentrare: c. l'attenzione
--------------------------------
Nel processo di scrivere ( per essere pubblicati) si muovono due pulsioni, almeno. La prima e` la volonta` di veicolare un pensiero che si ritiene degno di essere diffuso, che possa essere di interesse per altri, o di conforto, o di svago. La seconda spinta e` data dall'ego imponente che ogni scrittore ha, anche il piu` timido, che si tramuta in ansia di voler essere letti. Dunque ogni pubblicazione e` insieme atto di egoismo e generosita`. A questa legge non sfuggo, come testimonia la mia campagna su FB per spingere ad acquistare e leggere la mia ultima raccolta di racconti raggruppati sotto quel titolo evocativo ( e molto markettaro) di "Le scale della casa del prete".
Non sfuggo, anche se l'intero guadagno ( detratte le spese) va come contributo alla realizzazione del nuovo edificio oratoriano.
Pero` non immaginavo che il coinvolgere alcuni giovani nell'aiutarmi a realizzare la presentazione e a promuovere l'acquisto del libro potesse scatenare una serie di idee e di iniziative che travalicano le intenzioni iniziali. Iniziative di cui parleremo quando i dettagli saranno maggiormente definiti.
Intanto vi bastino questo paio di foto e una considerazione:
La considerazione, facile, e` che spesso basta essere in grado di fare da catalizzatore, stimolare la creativita` e l'entusiasmo dei giovani ( ma anche di chi e` giovane ... dentro), e una cascata di idee e di iniziative si sviluppano e arricchiscono l'impegno quotidiano di chi crede che, nonostante tutto, vale la pena spendersi per costruire un mondo un po' piu` bello.
[ca-ta-liz-zà-re] v.tr. [sogg-v-arg]
1 chim. Provocare una catalisi: c. una reazione
2 Dotare qlco. del dispositivo di catalizzazione: c. un motorino
3 fig. Attrarre, concentrare: c. l'attenzione
--------------------------------
Nel processo di scrivere ( per essere pubblicati) si muovono due pulsioni, almeno. La prima e` la volonta` di veicolare un pensiero che si ritiene degno di essere diffuso, che possa essere di interesse per altri, o di conforto, o di svago. La seconda spinta e` data dall'ego imponente che ogni scrittore ha, anche il piu` timido, che si tramuta in ansia di voler essere letti. Dunque ogni pubblicazione e` insieme atto di egoismo e generosita`. A questa legge non sfuggo, come testimonia la mia campagna su FB per spingere ad acquistare e leggere la mia ultima raccolta di racconti raggruppati sotto quel titolo evocativo ( e molto markettaro) di "Le scale della casa del prete".
Non sfuggo, anche se l'intero guadagno ( detratte le spese) va come contributo alla realizzazione del nuovo edificio oratoriano.
Pero` non immaginavo che il coinvolgere alcuni giovani nell'aiutarmi a realizzare la presentazione e a promuovere l'acquisto del libro potesse scatenare una serie di idee e di iniziative che travalicano le intenzioni iniziali. Iniziative di cui parleremo quando i dettagli saranno maggiormente definiti.
Intanto vi bastino questo paio di foto e una considerazione:
La considerazione, facile, e` che spesso basta essere in grado di fare da catalizzatore, stimolare la creativita` e l'entusiasmo dei giovani ( ma anche di chi e` giovane ... dentro), e una cascata di idee e di iniziative si sviluppano e arricchiscono l'impegno quotidiano di chi crede che, nonostante tutto, vale la pena spendersi per costruire un mondo un po' piu` bello.
Iscriviti a:
Post (Atom)
Appunti
Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.
Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.