Prologo
I testi religiosi sono stati, lungo tutto l’arco della storia dell’uomo, punto di riferimento per migliaia di persone che spesso avevano come sola opportunità di conoscenza proprio il testo sacro.Ma le parole sono nate prima. Dalla religione hanno ricevuto una investitura, un sigillo carico di significati che sovente trascendono quello originario.
E ogni parola, in forza del suo significato, del suono che la evoca, del contesto in cui nasce, che cosa ispira? Quali sentimenti, che collegamenti logici e istintuali?
Spinto dalla curiosità, ho voluto esplorare in modo laico (ma non del tutto, perché nell’approccio ad un Libro Sacro non si può prescindere dalla religione) alcune delle parole ospitate nella Bibbia. ( Non ho tenuto in considerazione i testi sacri delle altre religioni per pura ignoranza, ma potrebbe essere opportuno sottolineare che anche il Corano è considerato Parola di Dio)
Non e` che avverta l’ esigenza di un ulteriore contributo esegetico ( con che ruolo, poi, visto il carattere dilettantesco di questi miei scritti) , piuttosto vorrei comprendere quanto questi termini si siano poi radicati nella cultura e negli usi del nostro mondo occidentale.
Ho selezionato dunque alcune delle parole più evocative, e ho cercato di lavorarci su.
Verbo
Ci sono due pagine che in particolare vedono la Parola evidenziata nel suo significato primario per la Bibbia: la Creazione e l’incipit del vangelo di Giovanni
Tutto inizio` da li`.
In principio era il Verbo
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio. (1)
Dio crea il mondo pronunciando parole.
Poi Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu.(2)
Dall’alba degli uomini la parola, trasmissione di pensieri codificati in suoni prima, in simboli grafici poi, e` stata il segno distintivo che ci distingue.
Non solo la semplice codifica di messaggi base quali “cibo”, “pericolo”, “copula”, come avviene in tutti gli animali ( dove alla carenza o mancanza di suoni suppliscono spesso con messaggi visivi o olfattivi ).
No, qualcosa di ben piu` articolato, che supporti anche pensieri piu` astratti, sogni, aspettative per un futuro in grado di essere immaginato.
Dio usa i segni, ma più spesso la Parola per indicare il suo volere agli uomini.
Ma a ben guardare, Verbo e Parola, per la lingua italiana sono dissimili. Pur riportando ad uno stesso concetto fondamentale, l’espressione del pensiero attraverso un simbolismo riconosciuto da una comunità umana , i due termini riportano a diverse interpretazioni.
Ove la parola è ispiratrice di un concetto, il verbo si riferisce ad una azione.
Quindi la Parola di Dio indica la strada, ma è il Verbo che questa strada prepara per l‘umanità, a cominciare dalla Creazione.
A loro volta gli uomini hanno lasciato opere che sfidano i millenni, ma solo attraverso le loro parole tramandate comprendiamo la storia e il pensiero dei nostri padri.
Dal dominio della parola al dominio della Terra in un lampo di centocinquantamila anni, attraverso quasi settemila lingue diverse.
Così la parola si fa elemento base della comunicazione, si incista nello sviluppo umano, plasma le menti tanto da renderla parte della fisiologia, con lo sviluppo di gola, faringe e laringe, ma soprattutto con l’allocazione di una area specifica del cervello per la sua elaborazione.
La parola diventa elemento imprescindibile dell’evoluzione umana, essenza stessa della cultura.
La parola, che comunica anche con la sua assenza.
Avviene così che chi si sottrae ad una interazione si sottrae anche all’uso della parola: “Con te non ci voglio parlare” è sottrarre al rapporto con l’altro uno dei canali più ricchi ( ma non annulla il rapporto, che rimane, anche se negativo).
E se con la parola non siamo in grado di spiegare tutto, non è per carenza di vocaboli o incapacità di articolazione:
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.(3)
Ma così come la Parola di Dio genera il mondo, e si incarna nel Cristo, secondo i versetto sopra citati, anche l’uso della parola da parte dell’uomo ha una funzione generatrice. La parola, il verbo, che etimologicamente rimanda alla radice var, con significati anche di insegnamento e annuncio, ( da cui deriva anche Word -parola - in inglese ) nel consesso umano sono generatori di idee, storie.
Nel narrare diventiamo dunque anche noi sub-creatori, costruiamo mondi secondari ove far accadere le vicende nate dalla nostra fantasia. L’atto della sub-creazione, che si esprime primariamente con la parola ( le immagini, fisse o in movimento, solo in tempi relativamente recenti si sono aggiunti allo scaffale del sub-creatore), è un moto d’orgoglio, un tentativo di mangiare la mela originaria e ripiantarne i semi un po ovunque.
L’autore, con la sub-creazione “costruisce un Mondo Secondario in cui la nostra mente puo` introdursi. In esso, cio` che egli riferisce e` vero: in quanto in accordo con le leggi di quel mondo. Quindi ci crediamo, finche`, per cosi` dire, restiamo al suo interno”(4).
“La Parola prevale su tutto, perche` creatrice e vivificatrice di immaginazione”.(5)
Riferimenti:
1) Giovanni 1, 1
2) Genesi 1, 3
3) E. Montale, Non chiederci la parola, da Ossi di seppia, 1925
4) J.R.R.Tolkien, Sulle Fiabe, 1939
5) G. De Turris, introduzione a “Il medioevo e il fantastico:, J.R.R. Tolkien, 2003