Cosa spinge la gente a pubblicare sui soliti social network tutti quegli inutili aggiornamenti su cosa hanno mangiato, cosa stanno facendo, dove stanno andando? Perche` presumono che altri possano essere interessati a questo?
Perche` da un lato si invoca tanto la privacy e dall'altro si arriva ad un esibizionismo sfrenato, al quale manca solo lo sconfinamento nel porngrafico?
Che senso ha rilanciare immagini, vignette, battute che hanno gia` fatto il giro del mondo, ma che fa tanto figo ripostare?
Una disamina accurata di questa predisposizione a mettere in mostra i propri panni ( quando invece nel mondo reale si e` restii a svelarsi a chi si trova appena al di fuori della stretta cerchia amicale e parentale) la lasciamo ai sociologi. Possiamo comunque pensare che questo fenomeno sia dovuto alla predisposizione alla socialita` che e` innata nella nostra specie, che pero` nel mondo reale e` dotata di quella componente di fisicita` che la limita, sia perche` difficilmente si entra in relazione con piu` di un manipolo di persone alla volta , sia perche` le componenti non verbali della relazione - gestualita`, mimica facciale, ambiente stesso dove la relazione si consuma - in qualche modo ne accrescono il valore di scambio.
Quindi , come una merce dall'alto valore che non viene svenduta con facilita`, gli scambi tra umani sono autolimitanti, e non trovero` mai, o quasi mai (!) , un conoscente che mi racconta che ha appena mangiato un risotto con la salsiccia o che lo scorso weekend si e` bevuto un mojito in riva al mare, senza nemmeno aver approcciato un saluto e un "come va?".
Invece questo avviene comunemente nei social network, perche` il costo della relazione e` molto piu` basso. Questo pero` induce anche comportamenti eticamente non conformi. Se non si riesce a mantenere una forma di autocontrollo, il rischio di appesantire una discussione con commenti inappropriati e pesantemente offensivi e` alto. Cosi` come cadere nelle trappole degli spam o di chi fa girare bufale talmente improbabili da risultare sospette anche a mio figlio di dieci anni.
Se, senza volere essere moralisti, si apprezzasse un po' di piu` il valore della relazione, sia che si esplichi nei luighi pubblici che nelle vie elettroniche del Web, perderebbero di significato molti dei pseudo-contenuti che affollano le nostre bacheche, e ci guadagneremmo , quantomeno in capacita` critica.
La cultura è quella parola che inizia guardando l'uomo
e si completa guardando il mondo
giovedì 28 giugno 2012
giovedì 21 giugno 2012
Dite, amici, ed entrate!
La parola "amici" e` stata in questi anni purtroppo svalutata dall'uso che se n'e` fatto in Facebook, dove chiunque sia in contatto con te diventa tuo "amico" ( in Twitter sei solo un follower, in Linkedin un contatto, in Google + fai parte di una cerchia, ognuno ha trovato il modo di definire quel legame telematico ).
Il che non e` del tutto sbagliato. Infatti raramente si approccia ad un nuovo social network semplicemente entrando e stabilendo contatti col primo che capita. Di solito si entra - se non si e` Rete-dipendente - grazie al suggerimento di un amico (reale), o perche` si intende seguire una persona che si conosce ( magari lei non conosce te, ma non importa). Guardando alla lista di amici dei propri contatti si puo` arguire che in fondo , escluse alcune eccezioni ( rumore, direbbero gli ingegneri della comunicazione) non ci si connette con persone con le quali non si ha nulla a che fare. Questo risponde a quel fenomeno di aggregazione delle reti che determinano la presenza di cluster (grappoli) altamente connessi tra di loro, con connessioni piu` deboli ( meno frequenti) tra cluster diversi. Gli appartenenti ad un cluster sono sostanzialmente omogenei per qualche carattere (condividono una appartenenza, una caratteristica, un' idea).
Il senso di appartenenza si rafforza, la tribu` appare nel continuo scambio di "Mi piace" e di "Condividi".
Ma oltre ai legami forti del gruppo ci sono i legami deboli di chi e` in contatto con altre persone non appartenenti al cluster di provenienza. Questo fa si` che il gruppo non sia completamente autoreferente, e rende giustizia alla legge dei sei gradi di separazione. In realta` e` solo attraverso questi legami deboli che la rete ha il suo compimento e la sua giustificazione. Solo la connessione con qualcuno 'altro' da noi libera la diffusione delle idee, la scoperta e condivisione di istanze e informazioni.
Pero` e` chiaro che da un punto si deve partire. Per verificare non tanto che la tua idea abbia successo, ma che perlomeno abbia senso, ( non sto parlando in questo caso del re-post di articoli di gossip o delle foto dell'ultima serata insieme, ma di idee concrete per il "mondo reale" o di informative o notizie che abbiano un impatto, anche piccolo, sulla vita delle persone ) davvero il cluster ristretto puo` essere di aiuto. Sempreche` alberghi tra i suoi componenti uno spirito collaborativo.
(Per chi malauguratamente non ha letto il libro il Signore degli Anelli, e me ne dispiace, quella è la scritta in elfico posta sulle porte magiche all'ingresso di Moria - il regno sotterraneo dei Nani )
lunedì 18 giugno 2012
Danza, sudore, pace
Aveva ragione ieri sera Oreste Castagna, presentando il 29 Gala di Fine Anno del Centro Danza e Ricerca di Cologno M.se, guidato dalla vulcanica Agnese Riccitelli ( non raccontero` la serata, seguire la Riccitelli su Facebook per avere ragguagli). Aveva ragione nel dire che tutto il lavoro fatto da quella scuola, cosi` come nelle altre ( e mi vengono in mente i nomi di Letizia, Anna, Barbara, solo per citare chi conosco direttamente o indirettamente), e che sfocia nei saggi che si affastellano in queste settimane, serve per stare insieme. Stare insieme durante l'anno, imparando a regolare il passo sincrono con quello delle compagne, soffrendo per empatia quando l'amica si distorce una caviglia, accettando qualche umiliazione o qualche sconfitta, tacendo se si deve fare coppia con la piu` antipatica. Tutti le attivita` sportive insegnano questo, ma nel mondo dello spettacolo c'e` l'evento topico, l'esibizione per il pubblico, senza punteggi da conseguire ne' squadre da battere. Esibizione per il gusto di divertire e stupire il pubblico. Che si sente anch'esso parte di una comunita`. Questa e` la magia dei concerti, degli eventi live, del teatro. Anche se circondato da sconosciuti, sei parte della comunita` di pratica riunita con lo scopo di seguire lo spettacolo, E le risate sono risate in comunita`, gli applausi esprimono il loro senso se fatti da un insieme, non da singoli ( che se la platea non raccoglie l'invito, si sentono come estromessi in quell'istante dalla comunita` ). Ne sa qualcosa l'amico Dario Frigerio, presente per il services audio-luce, che ha calcato i palchi innumerevoli volte e sa quanto calore un pubblico appassionato puo` dare.
E Oreste dice che in questo modo i ragazzi e le ragazze imparano a costruire la pace. Vero. Sempre che ci siano le famiglie a supportarli. Sempre che i genitori non vedano, indipendentemente dalle capacita`, nella propria figlia la novella Eleonora Abbagnato, o nel proprio figlio l'emulo di Gallinari o di Del Piero. Sempre che non insegnino al proprio figlio che si deve solo sgomitare ( magari cercando di lavorare il minimo indispensabile ) per conquistarsi il posto che spetta di diritto nell'Olimpo artistico o sportivo. Dimenticando che e` col sudore che si costruisce il futuro, nostro e degli altri, E ieri sera, di sudore se n'e` visto parecchio.
E Oreste dice che in questo modo i ragazzi e le ragazze imparano a costruire la pace. Vero. Sempre che ci siano le famiglie a supportarli. Sempre che i genitori non vedano, indipendentemente dalle capacita`, nella propria figlia la novella Eleonora Abbagnato, o nel proprio figlio l'emulo di Gallinari o di Del Piero. Sempre che non insegnino al proprio figlio che si deve solo sgomitare ( magari cercando di lavorare il minimo indispensabile ) per conquistarsi il posto che spetta di diritto nell'Olimpo artistico o sportivo. Dimenticando che e` col sudore che si costruisce il futuro, nostro e degli altri, E ieri sera, di sudore se n'e` visto parecchio.
giovedì 14 giugno 2012
Narrare chi fa l'impresa
In questi tempi di crisi, si parla tanto di innovazione, di creatività, di opportunità da creare specie per le generazioni che si affacciano ora nel mondo del lavoro, ma se da un lato questo è il leit-motiv di una certa cultura dell'impresa, chiamiamola Lavoro 2.0, dall'altra si assiste ad un tirare i remi in barca che lascia in balia delle onde della crisi migliaia di lavoratori anche qualificati.
Certo è difficile avere punti di riferimento, in Italia. Molti imprenditori che ottengono un qualche successo difficilmente ricevono attenzione al di là della cerchia più specialistica nel Web e nella carta stampata.
E anche quando se ne parla, si tratta sempre di reportage che ne illustrano caratteristiche e successi, difficoltà e diffusione. Raro che si generi, per le donne e gli uomini che oggi "fanno l'impresa" quella letteratura emozionale che avvicina al personaggio e ci permette di identificarci in esso, nel bene o nel male. Difficile insomma che ci sia in Italia chi si cimenta nell'avventura cinematografica di narrare le vicende di uno Zuckemberg nostrano ( che potrebbe essere Renzo Rosso, o Polegato, o un qualsiasi imprenditore che ha portato il marchio Made in Italy nel mondo).
Fare sì che una bella storia di imprenditoria, o di innovazione, diventi narrazione e susciti emozioni, così come tanto successo hanno le biografie di personaggi famosi, non sempre capolavori, ma in grado di evocare ricordi ed emozioni, potrebbe non essere solo una furba operazione di marketing.
Può essere che la narrazione susciti senso di emulazione, empatia,
Può essere che serva, a qualcuno, per riprendere slancio.
Ci provo anch'io, a narrare.
Certo è difficile avere punti di riferimento, in Italia. Molti imprenditori che ottengono un qualche successo difficilmente ricevono attenzione al di là della cerchia più specialistica nel Web e nella carta stampata.
E anche quando se ne parla, si tratta sempre di reportage che ne illustrano caratteristiche e successi, difficoltà e diffusione. Raro che si generi, per le donne e gli uomini che oggi "fanno l'impresa" quella letteratura emozionale che avvicina al personaggio e ci permette di identificarci in esso, nel bene o nel male. Difficile insomma che ci sia in Italia chi si cimenta nell'avventura cinematografica di narrare le vicende di uno Zuckemberg nostrano ( che potrebbe essere Renzo Rosso, o Polegato, o un qualsiasi imprenditore che ha portato il marchio Made in Italy nel mondo).
Fare sì che una bella storia di imprenditoria, o di innovazione, diventi narrazione e susciti emozioni, così come tanto successo hanno le biografie di personaggi famosi, non sempre capolavori, ma in grado di evocare ricordi ed emozioni, potrebbe non essere solo una furba operazione di marketing.
Può essere che la narrazione susciti senso di emulazione, empatia,
Può essere che serva, a qualcuno, per riprendere slancio.
Ci provo anch'io, a narrare.
venerdì 1 giugno 2012
poi ne arrivano altri....
Altri libri che aumentano lo stack ( fa piu` figo che dire pila) , e riuscire a rincorrerli tutti ( eh ,si` i libri si muovono, non nel senso fisico, ma nel plasmare il tuo cervello creando emozioni e pensieri che ti cambiano) diventa problematico.
Un altro suggerito da De Biase e` Economia a Colori, di Andrea Segre , dove l'economia viene vista come parte di una visione piu` globale, ecologica. E` curioso come le ricette per uscire dalla crisi che ci attanaglia - non solo quella contingente, ma la crisi di valori, la spada di Damocle dell'inquinamento e sfruttamento planetario, l'incapacita` di migliorare definitivamente e globalmente la vita dell'uomo sulla Terra - non necessitino di chissa` quali sforzi organizzativi, ma un recupero delle saggezze e delle pratiche soppiantate da questa illusoria sovrabbondanza di risorse. Non si tratta di luddismo, di rifiuto a priori dello sviluppo tecnologico ed economico, ma di recuperare quella dimensione umana che nessuna economia e` in grado di regolare, semmai da essa deve essere regolata. Di mettere al primo posto l'uomo.
Curioso e` anche che questa cosa sia gia` stata detta, sostanzialmente inascoltata, un paio di migliaia di anni fa.
Un altro suggerito da De Biase e` Economia a Colori, di Andrea Segre , dove l'economia viene vista come parte di una visione piu` globale, ecologica. E` curioso come le ricette per uscire dalla crisi che ci attanaglia - non solo quella contingente, ma la crisi di valori, la spada di Damocle dell'inquinamento e sfruttamento planetario, l'incapacita` di migliorare definitivamente e globalmente la vita dell'uomo sulla Terra - non necessitino di chissa` quali sforzi organizzativi, ma un recupero delle saggezze e delle pratiche soppiantate da questa illusoria sovrabbondanza di risorse. Non si tratta di luddismo, di rifiuto a priori dello sviluppo tecnologico ed economico, ma di recuperare quella dimensione umana che nessuna economia e` in grado di regolare, semmai da essa deve essere regolata. Di mettere al primo posto l'uomo.
Curioso e` anche che questa cosa sia gia` stata detta, sostanzialmente inascoltata, un paio di migliaia di anni fa.
Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. ( Matteo 6, 19-21 )
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Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.
Commento sul mio taccuino ( cartaceo e in web) gli argomenti che di volta in volta mi sembrano più interessanti, con un obiettivo semplice: cercare di migliorare e rendere più chiara la mia visione del mondo. E se questo può aiutare anche voi, ne sono felice.