Cosa spinge la gente a pubblicare sui soliti social network tutti quegli inutili aggiornamenti su cosa hanno mangiato, cosa stanno facendo, dove stanno andando? Perche` presumono che altri possano essere interessati a questo?
Perche` da un lato si invoca tanto la privacy e dall'altro si arriva ad un esibizionismo sfrenato, al quale manca solo lo sconfinamento nel porngrafico?
Che senso ha rilanciare immagini, vignette, battute che hanno gia` fatto il giro del mondo, ma che fa tanto figo ripostare?
Una disamina accurata di questa predisposizione a mettere in mostra i propri panni ( quando invece nel mondo reale si e` restii a svelarsi a chi si trova appena al di fuori della stretta cerchia amicale e parentale) la lasciamo ai sociologi. Possiamo comunque pensare che questo fenomeno sia dovuto alla predisposizione alla socialita` che e` innata nella nostra specie, che pero` nel mondo reale e` dotata di quella componente di fisicita` che la limita, sia perche` difficilmente si entra in relazione con piu` di un manipolo di persone alla volta , sia perche` le componenti non verbali della relazione - gestualita`, mimica facciale, ambiente stesso dove la relazione si consuma - in qualche modo ne accrescono il valore di scambio.
Quindi , come una merce dall'alto valore che non viene svenduta con facilita`, gli scambi tra umani sono autolimitanti, e non trovero` mai, o quasi mai (!) , un conoscente che mi racconta che ha appena mangiato un risotto con la salsiccia o che lo scorso weekend si e` bevuto un mojito in riva al mare, senza nemmeno aver approcciato un saluto e un "come va?".
Invece questo avviene comunemente nei social network, perche` il costo della relazione e` molto piu` basso. Questo pero` induce anche comportamenti eticamente non conformi. Se non si riesce a mantenere una forma di autocontrollo, il rischio di appesantire una discussione con commenti inappropriati e pesantemente offensivi e` alto. Cosi` come cadere nelle trappole degli spam o di chi fa girare bufale talmente improbabili da risultare sospette anche a mio figlio di dieci anni.
Se, senza volere essere moralisti, si apprezzasse un po' di piu` il valore della relazione, sia che si esplichi nei luighi pubblici che nelle vie elettroniche del Web, perderebbero di significato molti dei pseudo-contenuti che affollano le nostre bacheche, e ci guadagneremmo , quantomeno in capacita` critica.
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