Il mondo si sta
virtualizzando. Se ne parla ovunque, si postano foto e documenti sul cloud, la
nuvola virtuale che funziona da magazzino informatico, si inizia a ragionare di
moneta virtuale, con le transazioni sempre più lontane dal passaggio fisico di
moneta di mano in mano.
Si virtualizza
tutto perché ci si rende conto che quel che conta è l’informazione, non il suo
supporto, per cui non si stampano più ricevute di prenotazione, ma si trasmettono
codici tramite smartphone, si leggono testi sul tablet invece che su
voluminose risme di carta ( i libri li salverei ancora, comunque).
Forse un giorno
riusciremo, come ipotizzava Arthur Clark nel libro finale della saga di 2001
Odissea nello Spazio, ad astrarci dai nostri corpi fisici e divenire sola energia cosciente che naviga
per il cosmo a velocità prossime a quella della luce. Ma sino ad allora, siamo
indissolubilmente legati alla fisicità della nostra terra ( del nostro sistema
solare, o dell’universo conosciuto, se vogliamo ).
Perché non si può
separare l’hardware (= le cose fisiche)
dal software ( = i prodotti della mente). È sempre necessario un supporto
fisico affinchè le opere dell’intelletto si possano attuare. Non solo.
Di questo
supporto fisico si deve essere coscienti e averne completa conoscenza. Questo
permette di adattarlo al concetto astratto, ed è il caso di dirlo,
concretizzare l’idea.
Architettura o ingegneria? |
Il disegno della
torre eletta a simbolo di Parigi tutto sommato avrebbe potuto essere realizzato
da qualsiasi buon disegnatore, ma è
stata la capacita ingegneristica di Gustav Eiffel a renderlo un monumento
internazionale. La sua profonda conoscenza dei materiali lo ha guidato verso l’uso
del ferro, più flessibile laddove l’acciaio avrebbe risentito delle
oscillazioni e assestamenti, gli ha suggerito l’uso di rivetti a caldo, invece
di bulloni che si sarebbero allentati.
Le opere di
Michelangelo, o di Canova, non sarebbero state possibili senza avere una
precisa percezione della durezza e fragilità del marmo, e Leonardo, d’altra parte, amava sperimentare
differenti tecniche per poterne conoscere pregi e difetti.
Hardware e Software in combinazione perfetta |
Più
prosaicamente, capita di avere giovani colleghi in laboratorio che, pure con
buona cultura tecnica e armati di ottime intuizioni e entusiasmo, annaspano in
problemi apparentemente banali per i quali è necessaria l’esperienza e il
bagaglio culturale di chi assembla schede e fa misurazioni elettriche da anni (
ho bazzicato anch’io in laboratorio, ma questo commento mi è stato riportato
dal collega e amico Luciano, vermo mago
dell’hardware e del problem solving).
Il pensiero puro
non è nulla senza una sua realizzazione pratica e le opere concrete esistono perché
c’è che ha trasformato il modello mentale
in azioni concrete.
Appare evidente
che pur concedendo al software, alle sua applicazioni in tutti i campi, il
giusto riconoscimento per aver trasformato ( in meglio? ) la nostra vita. non ci si può dimenticare dell’importanza dell’hardware
in senso ampio, che introduce complessità al sistema e di cui si deve comunque
tenere conto, anche nel caso dell’acquisto di un banale cellulare.
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