S.Natale 2014
ispirato e dedicato alle ragazze e ai ragazzi di
#CampSacer2014
Spilli di ghiaccio colpiscono incessantemente il naso e
le guance di Irma, le sole parti esposte all’aria gelida. Tutt’intorno a lei
vortica il pulviscolo stendendo cortine di neve sospesa che li
isolano dal paesaggio intorno.
Qualche albero accanto segna un’ombra più scura. Irma spera
di non incontrare un lupo o un orso.
Stringe forte la mano di suo fratello. Enea non può
restare qui. Deve condurlo in salvo. E può farlo solo lei, a meno che non
accada qualcosa.
Sono nel mezzo di una bufera, proprio come quest’estate.
Lo sentivano che sarebbe successo, sin dalla mattina,
quando un timido sole aveva riscaldato le ginocchia nude e le mani intirizzite.
Durante la traversata, sempre in quota, sempre tra pietraie e radure di erba
cesposa e tenace, il tempo ha iniziato a guastarsi, il freddo sempre più
insistente.
Temevano di dover affrontare ancora per ore quel cammino
senza una meta visibile, quell’arrancare tra le rocce. Invece qualcosa è
accaduto. Il gestore di un rifugio, posto più in alto del sentiero, interrogato
da due mandati in avanscoperta si è detto disposto ad accogliere la comitiva
per il pranzo.
Una accoglienza provvidenziale. Una comunità
eterogenea, piccoli invasori, un centinaio, accolti con affetto dai
gestori e gli usuali ospiti sorpresi e divertiti dal baccano, diventata
quasi una famiglia.
Poi, sulla via del ritorno a valle, la bufera si è
scatenata. Il nevischio penetrava in tutte le fessure, picchiava sul naso,
accecava, raggelava le labbra. D’improvviso, qualcosa è accaduto.
Giunti a limite del bosco di larici, il sole si è
liberato dalle coltri e ha sciolto la bufera in un soffio gentile.
Come vorrebbe fosse così anche ora. Ma è pieno inverno, e
la notte si è già mangiata la poca luce del pomeriggio.
“Ho freddo!” si lamenta Enea.
“Coraggio! Ancora un poco.” Enea è piccolo, non ha
la sua stessa resistenza. Attraversare questa foresta innevata è una impresa
difficile per un adulto, figurarsi per due ragazzini. Ma ce la faranno.
Arrancano nella neve fresca, sovente cadendo a faccia in
giù. E allora il gelo della neve giunge sino ai polsi, penetra nel collo, nelle
orecchie.
Un latrare attutito blocca il respiro di Irma.
Lupi!
Sono ancora lontani, ma i lupi sono veloci. Devono
affrettarsi. Raggiungere un luogo sicuro. Irma rimpiange di non aver
letto Zanna Bianca o Il richiamo della Foresta. Magari avrebbe imparato come
difendersi dai lupi.
“Irma, io ho freddo! Torniamo dentro.”
Fratello rompiscatole! Mai una volta che stia al
gioco.
“Irma! Enea! Rientrate? Siete stati in giardino per più
di due ore. Non vorrete prendervi un malanno la vigilia di Natale!”
Il richiamo della mamma e i lamenti di Enea
riportano a malavoglia Irma alla realtà.
Batte i piedi per togliere la neve, mette a posto
le cose e lascia che il giardino si riprenda il suo biancore grazie alla neve
che ora cade copiosa.
La luce densa e calda della finestra indora i fiocchi più
vicini a casa.
È bello rientrare in casa,Irma pensa, è bello stare con i
genitori.
Pensa alla sua famiglia, a tutte le famiglie, pensa a chi
un famiglia vera non ce l’ha, a chi è solo anche a Natale, magari lontano da
casa. Magari senza neppure una casa.
Pensa alle sue amiche, a tutte le avventure che affronta
con loro.
Pensa all’avventura
del Natale, sempre uguale anno dopo anno eppure sempre diversa. Pensa a come
l’affronterà domani.
È la Vigilia.
Irma ne è certa. Sta per accadere qualcosa.