"Il fatto che l’ambiente, e le esperienze che viviamo, modulino la plasticità cerebrale, ovvero siano in grado di creare nuovo tessuto cerebrale, è una scoperta importante, soprattutto perché dimostra non solo l’utilità dell’educazione e della stimolazione (tra l’altro il fenomeno è particolarmente accentuato negli esemplari giovani, mentre tende a decrescere con l’età), ma dà anche una base fisiologica alla neuroriabilitazione: se possiamo indurre la crescita di nuovi neuroni, allora ha un senso impiegare tempo e risorse a riabilitare chi è stato vittima di un ictus e forse anche chi è affetto da forme di demenza. L’importanza di un ambiente complesso e stimolante per mantenere attivi i meccanismi di apprendimento e di attenzione potrebbe mettere in crisi il modello delle residenze per Alzheimer, dove le stanze sono tutte uguali e gli stimoli ridotti."
Da un interessantissimo post di Daniela Ovadia de Le scienze , di cui riporto qui sopra le conclusioni, si apprende che è confermato sperimentalmente l'aumento di neuroni ( cellule del cervello ) oltre che di assoni ( i collegamenti tra dette cellule) in risposta a nuovi stimoli ed esperienze.
Filosoficamente parlando ( ma che pretesa! ) si deduce che un singolo individuo cresce nella sua capacità di analisi della realtà tante più esperienze riesce a "collezionare" nella vita.
E se una comunità è composta da individui con tali capacità analitiche, non può che migliorare le condizioni di vita, le prospettive di crescita, etc. etc.
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