Colgo l’occasione datami da un post di Ermanno (http://ermannozacchetti.blogspot.com/2008/09/proposito-di-sport-qua-da-noi-1.html) per invitarvi ad una riflessione sulla valenza educativa dello sport giovanile. Questa è una storia vera.
C’era una volta una squadra di ragazzini, quasi tutti della stessa città, cresciuti insieme da anni, e un bravo allenatore il seguiva con passione, insegnando loro le tecniche e sviluppando i loro talenti. I ragazzini stavano bene insieme, e la passione per lo sport andava di pari passo con l’amicizia. I genitori erano ben lieti di vedere tanta amicizia e passione, sicuri della valenza educativa della pratica di uno sport. La squadra era forte, i ragazzi affiatati, i punti si accumularono, i dirigenti della società cominciarono a interessarsi a questa squadra di ragazzini.
Era necessario fare il salto di qualità. L’allenatore allora iniziò a ospitare ragazzi provenienti da altri comuni intorno. Prima uno, poi un altro. Alcuni erano molto bravi, altri un po’ meno, tutti volevano giocare e primeggiare. I ragazzini, ormai adolescenti, della prima ora, che avevano imparato a giocare insieme e a ottenere risultati come squadra e non come singoli, furono messi in disparte, in panchina.
Prima uno, poi un altro, se ne andarono dalla società, giunta al livello dei campionati nazionali. In breve tempo, del nucleo originale non ne rimase che uno.
Da questa esperienza sportiva quei ragazzini di qualche anno prima avevano ricavato solo cocenti delusioni.
C’è oggi una squadra di amici, con un allenatore amico anch’egli, e un aiuto-allenatore e un aiuto-aiuto-allenatore, questo ultimo non è che ci capisca molto di quello sport, ma sono tutti amici. L’idea di fare una squadra è partita dai ragazzi, amici tra loro da anni. Non vincono molto. Anzi non vincono per niente.
Ma alle partite si divertono un sacco. Gli allenamenti sono occasione per crescere insieme, faticando e ridendo insieme. Questi ragazzi stanno praticando sport con serenità, un pizzico di ambizione ( prima o poi vinceranno una partita!) , entusiasmo e centrando in pieno l’obiettivo che la pratica giovanile dello sport si prefigge: aiutare a crescere.
Quale di questi due modi di fare sport preferireste sostenere?
Condivido quella visione di sport come momento di confronto e crescita.
RispondiEliminaSpesso l'agonismo piu` sterile scaturisce dalle frustrazioni dei genitori riversate nelle attivita` sportive dei figli.