La narrazione di storie e` il piu` antico metodo di trasmissione di conoscenza, e ne troviamo testimonianza nell’epopea di Gilgamesh, il primo poema epico della storia dell’umanita`, molto piu` antico persino della Bibbia.
Scopo del narrare era quello di comunicare e condividere le proprie esperienze, magari rielaborate in maniera fantastica, proprio per farne risaltare i contenuti fondamentali.
E così, se Gilgamesh nelle sue peripezie, insegue il segreto dell’immortalita` , in questa opera si legge già la tensione data dalla ricerca di significato della propria vita.
A questo scopo “alto” si aggiungono indicazioni pratiche, si vedano nella Bibbia tutte le prescrizioni diventate regole di vita che i ragazzi del popolo ebreo dovevano imparare e mettere in pratica. Nei testi sacri si mescolavano così intenti formativi e suggerimenti filosofici.
Nei tempi moderni nella narrazione ( a partire dalle favole dei Grimm e di H.C.Andersen ) si è persa la funzione formativa, rimanendo l’indicazione a riflettere su temi etici e sociali ( si vedano La piccola fiammiferaia o il Brutto Anatroccolo che, al di la` del finale più o meno consolante, sono spietati affreschi di una umanita` ancora più spietata).
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