mercoledì 6 aprile 2011

Conversazione con un giallista


Lello Gurrado, autore cernuschese con un background giornalistico di tutto rispetto ( si veda
qui ) si va affermando sempre piu`  come autore di romanzi gialli. Il suo ultimo lavoro, La scommessa, e` stato presentato lo scorso 2 aprile presso la Biblioteca di Cernusco s/N.  
Non avendo la registrazione della presentazione, ho pensato di fare alcune domande scritte a Lello, alle quali ha cortesemente risposto. In questa sede non mi premeva fare l'analisi del contenuto del romanzo, quanto rivelare alcuni aspetti della narrazione di genere. 

Cosa ti ha spinto a scrivere romanzi gialli? Solo passione per il genere, un passaggio obbligato visto il tuo background professionale, o pensi che vi sia la possibilita` di veicolare, nella narrazione, anche qualche messaggio?

Innanzi tutto la passione per il genere. Trovo che i gialli, soprattutto quelli deduttivi, siano molto stimolanti e tengano costantemente allenata la mente di chi li legge. Un passaggio professionale obbligato no, tanti anni di giornalismo avrebbero potuto portarmi dappertutto senza indirizzarmi necessariamente sul giallo. Per quanto riguarda la possibilità di veicolare qualche messaggio sì, credo che la letteratura gialla possa occupare quel posto di indagine sociale che una volta era una prerogativa del giornalismo e oggi è praticamente vacante.


2) Nelle vicende raccontate nei tuoi romanzi ( come in tutta la letteratura gialla ) si richiede al lettore uno sforzo nel collaborare con i protagonisti a sbrogliare il bandolo della matassa e, solitamente, a scoprire il colpevole. Si suggeriscono passaggi logici per stimolare la riflessione o si introducono particolari che poi si rivelano essere fondamentali per la conclusione della vicenda solo parecchie pagine piu` avanti. Quanto la scienza e la tecnologia  influiscono sulla logica  e sulla creaziome dell'architettura del  romanzo?

Scienza e tecnologia si rivelano sempre più importanti nelle indagini poliziesche, non soltanto in quelle letterarie ma, soprattutto, nei casi reali. Ultimamente anche in Italia sono stati risolti casi vecchi di decenni (via Poma, l'Olgiata) solo grazie ai progressi della scienza. Il giallista deve per forza tenerne conto anche nei suoi romanzi. Non siamo più ai tempi di Sherlock Holmes e di Hercule Poirot (anche se quelle storie tutte intuito e deduzione mi affascinavano di più).

3) Nella tua conversazione di sabato scorso lamentavi una inflazione di letteratura gialla di poca qualità che "rovinerebbe" la piazza. La mia obiezione è che a rendere poco interessante gli emuli dei grandi romanzieri è la scarsa o nulla capacità di uscire dai clichè dei generi. I grandi autori sono quelli che, all'interno di un filone narrativo, ne  scardinano uno più punti fondanti, rinnovando il genere o creandone un altro. Qual è il tuo parere in proposito?

Sono d'accordo con questa analisi. Ritengo che a molti autori che pure vanno per la maggiore manchi un po' di coraggio. Sembra quasi che esista un format universale al quale il giallista si adegua senza tentare strade nuove.Così molte volte, anche leggendo un libro appena uscito, sembra di vivere un deja vù.  


 L'invito e`, naturalmente, di leggere La scommessa e gli altri lavori di Lello.

 Buona lettura.

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